Caro Salvatore,
ci conosciamo da troppo tempo per non chiamarti per
nome e darci del tu (e poi sono sempre il tuo
editore, avendo pubblicato ben 2 libri da te
firmati…). Ho letto il tuo articolo su “Il
Quotidiano della Calabria” di lunedì 29 giugno 2009
dal titolo “Cosa farei se fossi assessore alla
cultura” e mi è venuto naturale scriverti; sai resto
sempre un “milaniano” e proprio come don Milani ti
scrivo pubblicamente, con la franchezza di sempre e
l’amicizia di sempre.
Se io, Demetrio Guzzardi, fossi l’assessore alla
cultura non farei niente di quello che tu proponi
nel tuo scritto; e mi spiego. A mio parere la prima
e fondamentale cosa che un assessore alla cultura
dovrebbe fare è quella di conoscere per filo e per
segno tutte le realtà culturali presenti in Regione,
e ce ne sono…; anche perché il contrario della
conoscenza è l’ignoranza (o meglio l’ignorare, che
poi è la stessa cosa) e per un assessore alla
cultura ignorare le conoscenze è davvero grave. Ci
sono in Calabria centinaia di persone che in qualche
modo praticano attività culturali; c’è un privato
sociale che fa cultura in modo volontaristico (nel
senso più alto della parola) che però non riesce a
colloquiare con chi di dovere… è difficile anche per
me; sto chiedendo da più tempo un incontro per
parlare della legge regionale sull’editoria
libraria, ma niente, non è possibile parlare con
nessuno; quando l’ho scritto pubblicamente sono
stato perfino attaccato in malo modo.
Da 25 anni ormai “bazzico” gli assessori regionali
alla cultura, ne ho visti passare tanti – ne salvo
però qualcuno – nessuno però, visti i dati che tu
dici, aveva in testa un progetto culturale per
questa nostra regione. Per progetto culturale
intendo una idea di sviluppo per l’intero settore;
tu risolvi il tutto con la solita battuta «chiudere
la distribuzione a pioggia delle risorse»;
consentimi di dirti che non trovo espressione ed
immagine più sbagliata di questa: la pioggia produce
effetti positivi, ti ricordo che quando non piove
c’è l’aridità e in Africa il «deserto avanza».
Quando piove invece, tutti si bagnano, piccoli e
grandi; a qualcuno basta solo quello, altri più
attrezzati costruiscono sistemi per raccogliere
l’acqua piovana e la riutilizzano quando serve. A me
personalmente piace molto di più questa seconda
ipotesi; acqua per tutti; o meglio un’equa
distribuzione delle risorse affinché gli eventi
culturali si realizzano sia nei grandi centri, che
nei piccoli; è il caso di ricordare che la Calabria
ha pochi centri urbani (si contano sulle dita di una
mano) ma molti paesini appollaiati sulle colline, ed
anche quelli sono Calabria; anzi sono la Calabria.
Allora caro Salvatore,
non pensare anche tu come il vicepresidente
Cersosimo (tempo fa mi ha scritto una e-mail
dicendomi che non è lui l’assessore alla cultura)
che in un’intervista a “Il Crotonese” accusa noi
“poveri” operatori culturali che ci rivolgiamo alla
Regione come ad un “bancomat”; dimenticando da
economista che la macchinetta davanti alle filiali
delle banche “eroga” i soldi che sono sul “nostro”
conto corrente. La Regione non deve vederci come dei
questuanti alla ricerca di pochi euro per realizzare
le “nostre” iniziative; ma deve valorizzare il
nostro lavoro, deve scommettere su di noi, sui tanti
giovani che escono dalle nostre università ed
investire in attività culturali. Non abbiamo altra
possibilità; non serve buttare l’acqua sporca con il
bambino, occorre invece potenziare (con i dovuti
sostegni economici) chi già da tanto o da poco, ha
sviluppato un’attenzione verso la cultura.
Mi sia consentito un ultimo passaggio e questa volta
vado sul mio campo: l’editoria libraria. Da anni ci
stiamo battendo per avere una legge regionale, ma
non che regoli il settore, perché non ci deve essere
nessun controllore, ma per pianificare un lavoro
comune, per far conoscere di più e meglio le storie,
le idee le potenzialità della nostra cultura; da un
po’ di tempo amo dire che «se Cristo si è fermato ad
Eboli, lo ha fatto nel viaggio di ritorno…»; diamo
più credito agli operatori, diamogli una legge
giusta e vedremo se poi sono capaci di operare.
Caro Salvatore,
da quattro anni sei consigliere regionale e nel tuo
articolo parli di cantine piene di libri, che ormai
sarebbero imputriditi; ma io mi chiedo: tu le hai
viste ste cantine… e perché i volumi non sono stati
portati nelle biblioteche degli enti locali? Perché
questi libri non vengono distribuiti ai ragazzi
delle scuole? Perché non vengono omaggiati ai
turisti che prendono la tintarella sulle nostre
spiagge, come avviene nella riviera romagnola?
Perché… perché… perché e potrei continuare (però un
elenco di questi libri qualcuno lo faccia,
altrimenti è facile pensare che gli editori si
arricchiscono vendendo libri “da macero” alla
Regione, il che non è vero!!!). I miei colleghi
editori, così come le tante associazioni culturali
presenti su tutto il territorio, non sono mostri che
mangiano soldi, sono la vera ed unica risorsa
culturale che abbiamo in Calabria, al di là di tutti
gli assessori passati, presenti e futuri. Vogliamo
parlarne ancora?
Concludo caro
Salvatore,
mi sembra che tu a Castiglione Cosentino, organizzi
un festival per parlare delle parole della nostra
tradizione, incontriamoci con tutti gli operatori
culturali della nostra Calabria per progettare
insieme il nostro futuro… e credimi questa
concertazione sarebbe già una grande rivoluzione
culturale.
Con l’amicizia di
sempre